sabato 3 maggio 2008

MOTEL TELMO. CAMERA UNO.

- Bè.- disse Sharon. - E adesso? -
Lui se ne stava lì, immobile. Proprio non ne voleva sapere di muoversi.
- Te l’avevo detto! - disse Sharon, con rabbia lamentosa.
- E adesso non metterti a frignare - pensò lui. Ma non poteva parlare.
Cominciava ad albeggiare. Sharon doveva fare qualcosa. Doveva trovare il modo di sbarazzarsene. Ma non vedeva alcuna soluzione, perciò si limitava a guardarlo esterrefatta e rassegnata. Piagnucolava. Provò a scuoterlo con forza, ma era inutile. Era bloccato. Morto?
La luce che filtrava dalle persiane le ricordava che tra poco lei avrebbe dovuto - Dovuto! Necessariamente dovuto! - trovarsi da un’altra parte. Ma lui era lì. Non muoveva neanche gli occhi. E Sharon non sapeva che farsene. Si sedette sconsolata al bordo del letto. Ed ora?
Avrebbe aspettato. Qualcosa doveva pur succedere. Qualcuno sarebbe venuto a cercarla. Avrebbero di certo notato la sua assenza. A quel punto - sempre qualcuno - avrebbe detto qualcosa . Forse l’avrebbero aiutata loro a liberarsene. Le venne in mente di chiamarli. Ma era ancora presto. Aspettò. Fumò qualche sigaretta. Andò a fare pipì. Aprì la finestra. Accese la tv. Divenne impaziente. Lui era sempre lì. Immobile. Nudo. Faceva ridere. Ma Sharon non rise. Lo prese invece a calci. - Muoviti! Dobbiamo andare via di qui! - Lui non si muoveva. - Puttana. - pensò. Ma non poteva parlare.
Sam Sung D371